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Un ricordo recente, uno spaccato della tua vita, una storia di tutti i giorni tua, di chi capita,su un autobus, in strada,un sogno mai realizzato o da realizzare, una tua passione o un tuo dolore,la tua rabbia o la tua delusione,insomma" Va sempre dove ti porta il cuore" e aggiungerei e non sbaglierai mai! Un Diario non scritto su un quaderno ma ascoltando una voce, quella del tuo Cuore. Su Radio Romantica ho deliziato ogni mattina gli animi, scegliendo le canzoni e parlando alla Gente con il cuore. Vi farò emozionare e divertire, intervistando Persone vere che Vanno sempre dove le porta il cuore,da sempre questo è stato il mio stile di vita. La Radio è parlare con la Gente e condividere emozioni. Rosa Maria Bassi. o 333-47.44.886 email vasempredovetiportailcuore@gmail.com

domenica 10 maggio 2009

I dreamed A Dream, ho sognato un sogno.











Qui c'è il video con la canzone e l'intervista.



A me piace sognare e questa storia mi ha commosso. Sono contenta che Susan abbia potuto provare il brivido dell'impossibile. Ognuno di Noi ha qualcosa di speciale nel proprio DNA, basta solo non rinunciare a sognare. Sognare fa bene alla nostra anima, nel momento che lo facciamo, viviamo con la stesa intensità un momento di felicità come fosse vero.



Ha 47 anni (e ne dimostra molti di più). Era sola, frustrata. Brutta e impacciata. Mai stata baciata. Sabato scorso è salita sul palco della "Corrida" inglese. La gente l'ha guardata e sghignazzato. Poi ha cantato. E in pochi secondi ha conquistato tutti.

Se non fosse accaduto davvero, ci sarebbe stato da arrestare gli sceneggiatori per eccesso di melassa. Alla casalinga disperata col doppio mento in disavanzo e la voce da angelo non sarebbero arrivati neanche Bollywood e Ron Howard, coi loro happy end da Oscar e i pugili Cinderella Man.
Susan Boyle non è una pugile, per quanto i lineamenti lascerebbero supporlo, ma nessuno è più Cenerentola di lei. Le scarpette magiche non le ha, anzi per non farsi mancare nulla si veste pure malissimo, ma alla fine il principe azzurro lo ha trovato. Non era una fiaba, era Britain's Got Talent. Non era un uomo, era una voce: la sua.
Britain's Got Talent è un programma televisivo inglese, a metà strada tra La Corrida e X Factor. Chi sale sul palco sconta spesso il martirio, e questo sembrava il destino di Miss Boyle, 47 anni portati che peggio non si potrebbe. Capelli grigio ingarbugliato, fattezze da zia fatalmente zitella e vestiario affidato a una sarta daltonica. I tre giurati, nel vederla, neanche hanno trattenuto le risa. Il Maro Maionchi di turno, tale Simon Cowell, ha alzato gli occhi al cielo quando la povera Susan ha raccontato di venire da un anonimo (pure quello) villaggio scozzese, aggiungendo poi tra lo scherno pressoché unanime di avere per mito Elaine Page, vorrei lavorare in un musical.
Poco prima dellesibizione, le telecamere hanno inquadrato un gruppo di ragazzine, tutte braccia e cipria rubate ai reality. Si davano di gomito, sghignazzando. Quella donna doveva verosimilmente apparir loro come una sorta di modernariato preistorico: un fossile patetico. Avevano lo sguardo della nipotina di Gran Torino che non vede lora che nonno Clint tiri le cuoia, così potrà ereditare lauto. Solo che a volte il destino spariglia le carte. Si diverte a stupire. Anche i terzini, quando videro arrivare Garrincha, sorrisero. Era brutto, era zoppo. Poi però, quando cominciò a dribblare, i terzini smisero di ridere.
Il dribbling di Susan Boyle è stato incantevole. E i terzini noi devono ancora rialzarsi dallo stupore. La sua esibizione, su Youtube, lhanno già vista 5 milioni di persone. Dietro quelle mortalissime spoglie si nascondeva un talento raro. Ha cantato I Dreamed A Dream, dai Miserabili. Difficilissima, ma del resto le epifanie hanno bisogno di rischi estremi per palesarsi appieno. Glenn Gould si presentò scalando le Variazioni Goldberg, David Helfgott esordì con Rachmaninov (e ancora ne porta i segni). Funziona così.
I dreamed A Dream, ho sognato un sogno. Lha sognato bene, Susan. E lha cantato anche meglio. Sono bastate le prime note perché il pubblico da sempre propenso al melodramma scattasse in piedi, più per esigenza di miracolo che per standing ovation. E stata la più grande sorpresa in tre anni di show, ha chiosato Piers Morgan, il giurato buono. Vero, ma lei neanche se nera accorta: stava abbandonando il palco, ancora timorosa di essere fuori posto.
Il tam tam su Internet impazza, la favola della brutta casalinga nel musical piace a grandi e piccini. Demi Moore, usando Twitter per messaggiarsi con il marito (ecco un esempio di coppia post-moderna), ha detto di aver pianto ascoltandola. La Sony vuole metterla sotto contratto. I media inglesi la intervistano a getto continuo, scoprendo un comunissimo caleidoscopio di frustrazioni. Sono nata con una disabilità, a scuola ero vittima di bullismo. Mi davano un mucchio di soprannomi, per i capelli e per il fisico. In tivù è andata per rispettare la promessa data alla madre: Diceva che se ci fossi andata avrei vinto. Ma ho sempre pensato di non essere allaltezza. Solo dopo la sua morte mi sono fatta coraggio.
Susan ha sofferto di ansia, di depressione. Non ha mai avuto un uomo, non mi hanno neanche mai baciato. Vive a Blackburn, il suo unico compagno ha dieci anni ed è un gatto di nome Pebbles. Grazie a lei sono venuti allo scoperto molti altri casi Boyle. Tutti personaggi in cerca dautore, rivalsa e attenzione. Ogni tanto succede. Magari è una Luxuria, da far vincere per non sentirsi razzisti. Oppure una Jade, da accompagnare telecamere in spalla fino al funerale per sentirsi buoni. Ecco: Susan Boyle non è una Diversamente Arisa. Non è una meteora mediatica. Non è la classe operaia che va in Paradiso. E uno scarto, unepifania. Una speranza: che la qualità conti più dellapparenza. Che i baci, seppur per vie traverse, arrivino prima o poi a destinazione.